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Pompei fa festa: riaprono due domus e il Lupanariello

Ormai sono un ciclo continuo le riaperture delle domus pompeiane rimesse a nuovo. Grazie al Grande Progetto Pompei, oggi sono statati inaugurati il Piccolo Lupanare, le case di Obellio Firmo e di Marco Lucrezio Frontone e uno scavo inedito finora totalmente occultato dal terreno. Un’area di 50mila metri quadrati che si estendeva tra il centro e il confine settentrionale della città. Un grande pezzo di Pompei, tra i più belli, in cui si inseriscono anche alcune strade chiuse dal terremoto del 1980 e oggi riaperte con la rimozione di puntellature che ne impedivano l’accesso. «Un lavoro difficile – spiega Luigi Curatoli, direttore generale del Grande Progetto Pompei – perché prima degli interventi si è dovuta fare una bonifica dall’amianto utilizzato nei restauri pregressi».

A riaprire è stata innanzitutto una delle dimore più grandi ed articolate di Pompei: la domus di Obellio Firmo, uomo talmente ricco da possedere una cassaforte in bronzo e ferro rinvenuta nell’atrio. Il forziere semidistrutto dalla furia del Vesuvio sembra il simbolo della fugacità dei beni terreni, tanta ricchezza conservata inutilmente  Lo avrà pensato anche Obellio Firmo quando si è visto bombardare da lapilli incandescenti. Lo status sociale della famiglia si nota già dall’arredamento del primo atrio composto da un cartibulum (tavolo) in marmo, un monopodio di sostegno per una statuetta ed un bacino su sostegno scanalato. Questi patrizi se la godevano proprio e non si facevano mancare neanche il piccolo quartiere termale, tra i più antichi di tutta Pompei.

Più piccola, ma anche più raffinata è la casa di Marco Lucrezio Frontone, un brillante politico molto noto tra i cittadini di Pompei che si era candidato alle principali cariche pubbliche. La sua residenza è di “soli” 460 metri quadrati, ma gli affreschi murari sono degni di una villa patrizia. A partire dalle pareti di colore nero, la tinta più ricercata e costosa dell’età romana. L’estrema eleganza è data anche da un tripudio di finissime decorazioni e luminosi affreschi con rimandi intellettuali che sottolineano la cultura del proprietario. Inoltre, per la prima volta, è possibile ammirare il grande triclinio in cui campeggia il quadro con l’episodio dell’uccisione di Neottolemo per mano di Oreste davanti al tempio di Apollo a Delfi.

Novità di questo grande cantiere è la messa in luce di due edifici vicini ma distinti: una domus con pavimenti e mosaici tardo repubblicani e un esercizio commerciale adibito prima all’attività di panificio e poi di lavanderia. Si tratta di due locali disabitati al momento dell’eruzione del 79 d.C.: il forte terremoto del 62 aveva provocato ingenti danni che avevano spinto i proprietari a lasciare la casa. Duemila anni dopo, nel 1943, ci ha pensato una bomba a dare l’ultimo schiaffo all’area.

La vera chicca di queste inaugurazioni è forse il Piccolo Lupanare, detto anche Lupanariello da quando nel 1878 venne alla luce. Una stanzetta all’interno di un edificio con affreschi erotici che si aggiungono a quelli del Lupanare e delle Terme Suburbane. A dimostrazione che il sesso, nell’antica Roma, non era un tabù.

Autore: Fabrizio
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