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Home » Video » Il magnifico Carnevale di Scampia » Immagine

Immagine

27 febbraio, 2017
4062

Autore: Fabrizio
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« Il magnifico Carnevale di Scampia

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📅 Dal 13 maggio al 12 giugno 2022 la manifestaz 📅 Dal 13 maggio al 12 giugno 2022 la manifestazione del Maggio dei Monumenti 2022 «Muraria», vedrà una fitta programmazione di iniziative che coinvolgono tutte le municipalità. Il Festival di Street Art finanziato dalla Città Metropolitana e promosso dal Comune di Napoli vuole dare una visione concettualmente opposta allo stereotipo di "muro", visto non più come un simbolo di divisione ma di unione.⁠
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🎭 Il programma è strutturato con aperture straordinarie e visite guidate, l'arte del teatro di strada, itinerari di passeggiate a tema e proiezioni cinematografiche nel sottosuolo.⁠
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📲 Clicca il link nelle Stories e consulta la pagina web per tutte le iniziative!
🏛️ L'Averno e il Tempio di Apollo.⁠ ⁠ Sul 🏛️ L'Averno e il Tempio di Apollo.⁠
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Sulla sponda orientale del lago d'Averno, si scorgono ancora i resti di un grandioso edificio che la tradizione umanistica voleva fosse il tempio del nume oracolare e che perciò è ancora noto come Tempio d'Apollo. In realtà si tratta delle vestigia di una grande aula termale (II secolo d.C.), che si andò ad aggiungere ad un intero complesso più antico di oltre un secolo dell'età giulio-claudia. ⁠
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Dopo il trasferimento della base navale dall'Averno a Miseno, spezzato ormai l'incantesimo infernale, ville e terme fiorirono soprattutto sulle rive orientali, dove si giovarono di sorgenti idrominerali tra le più attive della regione. La monumentale aula aveva pianta ottagonale all'esterno e circolare all'interno e si proponeva come una delle più straordinarie costruzioni del mondo romano: con la volta a cupola, è seconda per diametro (37 m) soltanto al Pantheon (42 m). L'edificio, su due livelli, è oggi parzialmente interrato; al piano superiore si aprivano dei finestroni ad arco, e una sorta di belvedere esterno e interno permetteva ai frequentatori della terma di godere il panorama del lago o di specchiarsi nelle acque termali all' interno della sala. Una grande vasca circolare infatti era la piscina d'immersione di questa sala, forse un frigidarium. Pur essendo questa la struttura più imponente, così come ancora testimoniano le sue vestigia, certamente meno visibili ma non meno importanti per la '"ricostruzione" di tutto il complesso sono i resti delle strutture che si vedono alle spalle della sala d'Apollo, relative alle terme più antiche. ⁠
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Tra alterne vicende di storia e natura, l'uso delle acque medicamentose non andò oltre il XVIII secolo. Tuttavia, né uomo, né fede, né la più potente natura riuscirono mai a scacciare dal luogo quel senso di religioso, inquietante mistero.
La diaspora dei greci nell’Italia meridionale de La diaspora dei greci nell’Italia meridionale del XV secolo.

La Via dei Greci a Napoli è un'importante testimonianza e ripristino della storia della città che racconta il fenomeno della diaspora greca in Europa, una migrazione decisa insieme con le autorità europee a seguito della caduta di Costantinopoli nel 1453 per consentire ai greci di vivere in attesa di un futuro Risorgimento della Grecia.

La caduta di Costantinopoli a causa dell'invasione degli Ottomani nei Balcani e nell'Oriente costrinse molti Greci ad espatriare in Europa per creare una nuova Grecia al di fuori della Grecia stessa. Molti arrivarono a Napoli.

Con la loro cultura si installarono nel tessuto culturale napoletano arricchendolo, non dimenticando di essere comunità greca, conservando la loro lingua, costumi e religione.

Alla città, i Greci non si limitarono a portare lustro e conoscenza, ma anche ospedali, asili e chiese, in particolare, quella dei Santi Pietro e Paolo fondata nel 1518 da Tommaso Assan Paleologo che apparteneva a una famiglia imperiale di Costantinopoli, il quale era arrivato in città alla fine del Quattrocento e ottenne onori e privilegi dalla corte aragonese. 

Nel 1532 una comunità di 5.000 persone furono ben accolte e inserite nel cuore stesso di Napoli, chiedendo il permesso di rilevare questa chiesa che fu così donata a loro per il culto della popolazione greco-ortodossa, dando origine alla più importante comunità ellenica ancora oggi esistente in città.

Diaspora vuol significare anche disseminazione, una semina della grecità in nuovi contesti. Questa semina fu un innesto perfettamente riuscito a Napoli che la rende ancora oggi tra le città più cosmopolite e più inclusive del mondo, grazie alla sua antica cultura ellenica. 

Il fenomeno della diaspora è da ricercare nel fattore “Ulisse” che gli scienziati hanno individuato nel DNA di alcune persone un certo quoziente di dopamina, la quale, interagendo con i neuroni, indurrebbe l’uomo all’avventura. Tale fattore richiama gli epigoni di Ulisse, bramosi di conoscenza e nuove esperienze che solo il viaggio poteva assicurare. 

Anche i Greci della storica diaspora erano novelli Ulissidi.
Domenica 1° maggio 2022 torna la “Domenica al M Domenica 1° maggio 2022 torna la “Domenica al Museo” l’iniziativa che prevede l’ingresso gratuito nei luoghi della cultura dello Stato, ogni prima domenica del mese.

📲 Clicca il link nelle Stories per scaricare l'elenco completo delle aperture!
🇮🇹 #25aprile «Battetevi sempre per la libe 🇮🇹 #25aprile

«Battetevi sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame.»

—  Sandro Pertini (7º Presidente della Repubblica Italiana)
🍌 Andy Warhol, l'artista che in quarant'anni di 🍌 Andy Warhol, l'artista che in quarant'anni di attività artistica ha dato un carattere di univoca innovazione e comunicazione con le sue opere, riconosciuto come padre e fondatore della Pop Art, arte nata nel secondo '900, è stato sempre oggetto di studi e approfondimenti che hanno fatto emergere gli aspetti relazionali e psicologi dai quali è scaturita la sua rivoluzionaria arte.

La mostra "Andy is back" al Pan con l'esposizione di circa 130 opere ripercorre e mira a rappresentare tutto il percorso artistico di Andy a partire dal suo approdo a New York nel 1949 ancora perfetto sconosciuto, e la sua eclettica evoluzione maturata dalle esperienze nei diversi settori in cui è stato coinvolto.

Il suo personaggio si introduce con eleganza in tutti i campi adiacenti al mondo dell'arte, come la moda, la musica, il mondo dell'intrattenimento e in particolare dell'editoria divenendo fondatore della rivista "Interview". L'Andy Wharol personaggio dello status symbol, diviene un'icona dello spettacolo e la sua amicizia con star famose musicali, lo induce a frequentare tutti i luoghi in special modo a New York dove la mondanità esplode.

Andy Wharol fino ai giorni nostri definito inventore dei moderni poster, dell'estetica applicata all'arte, ha offerto al mondo un contributo ineguagliabile con il suo utilizzo dell'arte con lo stile unico della ripetizione incessante di immagini e la grande capacità di utilizzo del colore.

La mostra viene prodotta da Navigare s.r.l., in collaborazione con il Comune di Napoli, dell’Assessorato alla Cultura di Napoli e PAN - Palazzo delle Arti di Napoli.

📅 16 aprile - 31 luglio 2022

🕤 Lunedì - venerdì: 09:30 - 20:30
Sabato, domenica e festivi: 09.30 - 21.00

🎟️ Ingresso:
Ordinario: 12,00 €
Weekend e festivi: € 14,00

📞 +39 351 8403634

🖥️ navigaresrl.com/andyiconapop

📍 Via dei Mille, 60 (PAN - Palazzo delle Arti di Napoli)
L'emozionante e trepidante attesa tra i procidani L'emozionante e trepidante attesa tra i procidani e tra tutti i campani disseminati nel mondo, termina quando il 18 Gennaio 2021 Procida viene dichiarata Capitale della cultura 2022.

Le altre 9 finaliste ben più note città: Trapani, Taranto, Ancona, L'Aquila, Bari, Cerveteri, Verbania, Volterra e Pieve di Soligo, non hanno retto il confronto con questo piccolo gioiello del Mediterraneo.

È la prima volta in assoluto che a vincere sia un'isola e piccolo centro come Procida. Il MIBACT ha sempre in passato, orientato il suo sguardo verso più grandi e famose città.

Lo slogan vincente quanto mai appropriato per la post pandemia, ha dato la spinta per far scoprire l'isola di Procida e metterla nelle mani del mondo come Capitale 2022: "La cultura non isola”, imperativo collettivo per ripartire, lo slogan acquista forza tra le pagine dell’intero dossier presentato al Ministero dei Beni culturali, che ne ha decretato la vittoria.

I temi fondamentali dell'intera progettazione sono legati all'innovazione sociale e urbana, il turismo lento e sostenibile in sostanza il "green deal”, l'intero programma di eventi e manifestazioni è nel rispetto dell'identità dell'isola di Procida, senza trascurare una particolare attenzione all'innovazione.

Procida laboratorio di felicità, meta di una rotta precisa e determinata.

Il 9 aprile a Procida, la cerimonia inaugurale di apertura della nuova Capitale italiana della Cultura, con la presenza di illustri personaggi e del Capo dello Stato Sergio Mattarella.

150 eventi distribuiti in 300 giorni di programmazione: Coinvolti 350 artisti di 45 Paesi differenti. Legami, co-creazione, dimensione internazionale, inclusione ed ecosostenibilità le parole-chiave.

📱 Segui le Stories e resta aggiornato sulle iniziative di Procida 2022 Capitale Italiana della Cultura!
🇮🇹 - La ricchezza archeologica di Napoli, co 🇮🇹 - La ricchezza archeologica di Napoli, come è noto, è per lo più sommersa nelle profondità, sotto le strade e le fondamenta degli edifici.

Fino agli anni Settanta la chiesa di S. Lorenzo Maggiore, a piazza S. Gaetano, era riconosciuta dai napoletani esclusivamente come uno dei complessi religiosi più interessanti del regno angioino. La chiesa fu eretta per volontà di Carlo I d'Angiò sul finire del XII secolo, nello stesso luogo in cui sorgeva una basilica paleocristiana del VI secolo. Oggi invece S. Lorenzo Maggiore è conosciuta e ammirata soprattutto per la sorprendente presenza, al di sotto della chiesa, di un angolo dell'antica Neapolis.

I lavori di restauro e di consolidamento realizzati nella chiesa nel corso degli anni Cinquanta aprirono le porte agli archeologi, consentendo l'eccezionale scoperta. Dopo decenni di lavoro sistematici, non privi di difficoltà per la particolare ubicazione del sito, l'area archeologica è stata aperta ufficialmente al pubblico. Otre ai resti della chiesa paleocristiana, i lavori di scavo hanno portato alla luce un complesso di ambienti costruiti su due piani diversi, per guadagnare spazio e compensare il sensibile salto di quota che caratterizzava l'area dell'Agorà di tempi lontani. È l'antico "macellum" (mercato) di età romana della città.

Il piano inferiore, realizzato strutturalmente come terrazzamento della soprastante area del macellum vero e proprio, presenta a est un'alta parete a sostegno delle strutture superiori e a ovest una sequenza di ambienti lungo una stradina lastricata larga 3 metri. È uno degli "stenopoi" dell'originario tracciato viario di età greca, più volte rifatto e definitivamente scomparso in seguito all'interramento avvenuto nel V secolo d.C., forse dopo un evento di tipo alluvionale.

Il vasto edificio che si sviluppa sul lato occidentale della stradina rivela tutta una serie di trasformazioni e adattamenti subìti nel corso dei secoli dai vari ambienti e presenta chiari indizi di preesistenze e strutture murarie riconducibili all'originaria sistemazione di età greca del IV secolo a.C.
"Oltre Caravaggio. Un nuovo racconto della pittura "Oltre Caravaggio. Un nuovo racconto della pittura a Napoli”

La Mostra con in esposizione 200 opere provenienti tutte dalle collezioni permanenti del museo, si propone di rilanciare il '600 napoletano' ritenuto dallo studioso Roberto Longhi (1890-1970) «il secolo di Caravaggio», attribuendo al naturalismo dell'artista, la colonna vertebrale dell'arte napoletana.

Napoli, nel XVII secolo era una città portuale tra le più popolose al mondo crocevia della cultura italiana capace di esercitare una profonda influenza sulla cultura europea, la sua storia è l'espressione dei diversi strati che le sono appartenuti costituiti da popoli, civiltà e di tutte le loro espressioni artistiche che hanno profondamente inciso le tracce nell'immenso patrimonio monumentale ed artistico della città. Martoriata da guerre e devastazioni altresì dalle eruzioni vulcaniche e catastrofi naturali, ha saputo sempre risorgere mettendo in luce tutti i capolavori di illustri artisti.

I curatori della mostra, Stefano Causa e Patrizia Piscitello, ricollocano il tutto in una realtà attuale più complessa, facendo emergere che il secolo "di Caravaggio", sulla base degli studi degli ultimi decenni, in realtà appartiene soprattutto al pittore spagnolo, Jusepe de Ribera, arrivato a Napoli sei anni dopo la morte di Caravaggio, nel 1616. La mostra “Oltre Caravaggio” porta Ribera, rappresentato nelle collezioni di Capodimonte da opere sacre, mitologiche e nature morte, al centro della scena artistica napoletana del '600.

Tutti gli artisti napoletani ispirati a così illustri rapporti, hanno portato l'arte come linguaggio in Italia ed in Europa. Luca Giordano, un esempio tra tutti (1634-1705), che, campione della pittura barocca napoletana, viene chiamato a Venezia (1665, 1668), a Firenze (1682-83, 1685) e in Spagna (1692-1702), lasciando traccia sui pittori locali.

La mostra è realizzata in collaborazione con l'associazione Amici di Capodimonte Ets e American Friends of Capodimonte.
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📅 Mostra: 31 marzo 2022 - 7 gennaio 2023

🕙 Orari: dalle 10.00 alle 17.30 (secondo piano)

🎫 museocapodimonte.beniculturali.it

💻 capodimonte.cultura.gov.it

📍 Via Miano, 2, 80131 Napoli (Porta piccola)
🇮🇹 - Partenope, col suo sguardo proteso vers 🇮🇹 - Partenope, col suo sguardo proteso verso il mare, quasi a venerare questa città che l'ha accolta e alla quale ha dato il suo nome.

Percorrendo lo scalone principale del Municipio di Napoli, i centinaia di napoletani e cittadini che hanno accesso al Palazzo San Giacomo possono ammirare questo busto di fattura greco-arcaica rinvenuto nel Cinquecento sulla collina di S. Aniello a Caponapoli.

La scultura, a lungo venerata dal popolo napoletano come oggetto sacro, simbolo delle sorti della città nei secoli, si suppone raffiguri la mitologica sirena Partenope, definita con ironica affettuosità dagli stessi napoletani «Donna Marianna, 'a capa 'e Napule»
✴
🇬🇧 - Parthenope, with her look stretched out towards the sea, as if to venerate this city that welcomed her and to which she gave her name.

Walking up the main staircase of Naples' City Hall, the hundreds of Neapolitans and citizens who have access to the Palazzo San Giacomo can admire this Greek archaic bust found in the 16th century on the hill of S. Aniello.

Long venerated by the Neapolitans as a sacred object, a symbol of the city's fortunes over the centuries, the sculpture is supposed to depict the mythological siren Parthenope, ironically defined by the Neapolitans themselves as "Lady Marianne, the head of Naples".
'Via del Duomo' in Naples is considered the "Stree 'Via del Duomo' in Naples is considered the "Street of museums". Along its route are sumptuous churches and aristocratic palaces, as well as the city's most important cathedral: the Duomo. 

The cathedral should be visited in the morning, with the senses still fresh and ready to be almost irradiated by so much opulence. Over the centuries, the building has changed appearance several times, but some fixed points have remained. From the left aisle of the church opens the entrance to the ancient early christian church of Santa Restituta. 

This church became a side chapel in the cathedral and was incorporated into the new building. The atrium, part of the naves and the façade remain partly intact, since, according to legend, the church was the first cathedral in the city, built by St Helena, mother of Emperor Constantine, in the 4th century.
4/6 Dall'eponima Partenope, regine e sante protet 4/6

Dall'eponima Partenope, regine e sante protettrici, aristocratiche e popolane...
5/6 ...le martiri del 1799, le intellettuali di i 5/6

...le martiri del 1799, le intellettuali di ieri e di oggi, le innumerevoli donne di spettacolo...
6/6 ...ne nasce un quadro ricco di personaggi che 6/6

...ne nasce un quadro ricco di personaggi che con il proprio temperamento, il proprio ingegno, la propria creatività hanno lasciato un "segno femminile".
Doppio Oscar. Nessuno avrebbe pronosticato la con Doppio Oscar.

Nessuno avrebbe pronosticato la conquista di ben due Oscar per la Loren quando la chiamavano «stuzzicadenti» e nemmeno quando fu ribattezzata «pizzaiola» nel 1954 quando, diretta da Vittorio De Sica, vestì il personaggio di una sanguigna e prosperosa pizzaiola nel film «L'oro di Napoli», tratto dall'omonimo libro di Giuseppe Marotta.

Sophia è stata l'unica attrice italiana a raggiungere il massimo alloro cinematografico mondiale facendone il bis. La prima volta da protagonista de «La ciociara», ancora per merito del regista De Sica su soggetto tratto dal romanzo di Alberto Moravia.

Nel 1950, ancora sconosciuta, venne bocciata alla passerella finale del concorso «Miss Italia» a Salsomaggiore. Per consolare la delusione crearono per lei il titolo di «Miss Eleganza» rimasto ancora oggi, sfilò con un vestito da sera prestato dal famoso sarto Schubert. Un anno prima, durante l'estate, la stessa longilinea ragazza, Sofia Scicolone, per un soffio non aveva vinto il titolo di «Regina del Mare» a Napoli.

Indietro nel tempo, la sua vita sembra una straordinaria favola moderna. Era una famiglia povera, la sua, anzi poverissima. Vestiva di straccetti quando era bambina; sempre spettinata, conciata come una piccola selvaggia; era magrissima, tanto da essere lo zimbello dei compagni di scuola: «stuzzicadenti!», la chiamavano i monelli puteolani. 

Superata l'adolescenza, sembrò molto appariscente agli occhi dei componenti la commissione giudicatrice del concorso indetto da un quotidiano napoletano per la selezione della «Regina del Mare». La vincitrice avrebbe avuto attorno a sé ben dodici «principesse». Era il settembre 1949. Sofia aveva allora quindici anni, ma ne dimostrava di più. Non riuscì a vincere il titolo di «Regina», ma si piazzò bene: fu eletta «principessa».

Da allora sua madre Romilda Villani ebbe un unico scopo nella vita: far raggiungere alla figlia ad ogni costo la celebrità e la ricchezza da lei invano sognate. L'incontro con il suo futuro marito Carlo Ponti fu decisivo per la sua carriera, ma in verità doveva tutto a sua madre che la spinse a darsi al cinema vietandole di innamorarsi di attori che non potevano lanciarla.
Una napoletana verace. Fu la prima "vera" giornal Una napoletana verace.

Fu la prima "vera" giornalista italiana, nacque a Patrasso nel 1856 da padre napoletano esule in Grecia e da madre greca.

Già a partire dal 1860 visse a Napoli, dove frequentò la Scuola Normale e dove lavorò alcuni anni ai Telefoni dello Stato per poi dedicarsi alla letteratura e al giornalismo. 

Prima di lei altre donne si erano dedicate al giornalismo, ma rimanendovi semplici collaboratrici e per lo più in giornali femminili. La Serao invece entrò presto a far parte della redazione di un quotidiano, «Capitan Fracassa», il che costituì un fatto nuovo nella stampa quotidiana.

Dopo il matrimonio con Eduardo Scarfoglio nel 1885, fondò con lui il «Corriere di Roma», di cui diresse l'intera redazione. Nel 1888 tornò a Napoli dove con il marito fondò e diresse prima il «Corriere di Napoli» e successivamente, nel 1892 «Il Mattino», che sarebbe diventato il quotidiano più diffuso dell'Italia meridionale. Dopo la separazione dal marito fondò da sola il quotidiano «Il Giorno» e diresse il settimanale letterario «La Settimana». Parallelamente all'attività giornalistica, si dedicò a quella letteraria e fu fecondissima scrittrice di varia ispirazione. 

A partire dai suoi primi romanzi: «La conquista di Roma», «Fantasia», dove emergono tardi segni di romanticismo decadente misti a realismo da cronista, la sua produzione fu continua e la sua fama fu legata al suo romanzo a puntate sul «Capitan Fracassa» nel 1884: «Il ventre di Napoli». Qui è la cronista che prevale con l'inchiesta giornalistica e le denunzie sulle responsabilità del governo nelle vicende dell'epidemia di colera che in quell'anno colpì Napoli.

Pubblicò numerosi romanzi e novelle, tra cui «Il paese di cuccagna» nel 1891, in cui parla del gioco a lotto e più in generale della miseria di Napoli, sviluppando con toni veristici le condizioni di vita dei napoletani.

Morì nel 1927 a Napoli, la città che con tanto acume aveva saputo osservare e descrivere la trasformazione e la decadenza di una metropoli non più capitale e di una società non più costituita di potente aristocrazia e infima plebe, ma di una massa indistinta di signori decaduti e di piccola borghesia senza risorse.
Regina tra amori e ragion di stato. Sesta figlia Regina tra amori e ragion di stato.

Sesta figlia di Nicola I Petrovic, principe del Montenegro, nacque a Cettigne nel 1873 e fu educata a Pietroburgo secondo le norme della religione cristiana ortodossa e coltivò le arti e le lettere. Si convertì alla religione cattolica sposando Vittorio Emanuele, futuro re d'Italia. Ebbe cinque figli, tra cui l'erede al trono Umberto.

Il viale Elena a Napoli, ribattezzato poi viale Gramsci fu dedicato a lei, allora principessa ereditaria. 

Diventata regina si dedicò attivamente alla beneficenza e all'assistenza sanitaria e durante la prima guerra mondiale organizzò al Quirinale l'Ospedale n.1. Si astenne in genere da interferenze politiche ma aderì comunque a varie manifestazioni del regime, tra cui la campagna voluta dal fascismo in risposta alle sanzioni imposte dopo l'aggressione dell'Etiopia, la cosiddetta "giornata della fede", donando alla patria la sua fede nuziale davanti all'ara del Milite Ignoto. Il suo gesto fu imitato da moltissime donne, al punto che vennero accolte ben 37 tonnellate d'oro.

Dopo l'8 settembre del 1943 seguì Vittorio Emanuele III a Brindisi e, dopo il referendum istituzionale che vide la vittoria della Repubblica, lo seguì in esilio in Egitto, ritirandosi dopo la sua morte in Francia.

Morì a Montpellier nel 1952.
Prima sovrana d'Italia. Con l'Unità d'Italia avv Prima sovrana d'Italia.

Con l'Unità d'Italia avvenuta nel 1861, pur tanto voluta e favorita, Napoli non solo non fu più capitale di regno, ma vide sacrificare alle esigenze del Nord, lo sviluppo industriale, agricolo ed economico di tutto il Mezzogiorno.

I Savoia non risiedevano a Napoli, dove restavano a loro disposizione i Palazzi Reali e dove erano accolti festosamente dai Napoletani, sempre fortemente legati all'istituzione monarchica. L'erede designato al trono, e quindi la sua sposa, si fregiava del titolo di Principe di Napoli. Il popolo, da sempre legato alla corona e da sempre abituato a re di varia nazionalità e provenienza, mostrò presto attaccamento per i nuovi regnanti e soprattutto devozione per la bella Margherita, la prima regina d'Italia.

Nata a Torino nel 1851, era la figlia di Ferdinando di Savoia e di Maria Elisabetta di Sassonia. Sposò il cugino Umberto e a Napoli l'anno successivo diede alla luce il futuro Vittorio Emanuele III. Salito al trono Umberto, sentì alto il senso della dignità regale e impose a corte il suo carattere determinato esercitando un'influenza politica decisamente conservatrice in varie ed importanti circostanze.

Dotata di grande fascino, seppe avvicinare alla corona l'aristocrazia romana e fu spesso oggetto di attenzioni e segni di apprezzamento da parte della gente. Il pizzaiolo Raffaele Brandi creò per lei la famosa pizza Margherita, in occasione di una sua visita a Napoli nel 1889 dove varie strade le furono intitolate, tra cui il parco Margherita.

Venerata dagli artisti e dagli intellettuali del tempo, tra cui Carducci, anche dopo l'attentato di Monza che costò la vita al re, continuò a circondarsi di letterati e uomini di cultura e continuò a far sentire la sua influenza sulle questioni politiche favorendo l'affermarsi del fascismo.

Morì a Bordighera nel 1926 e di lei Mussolini parlò come di «una grande morta, passando sulle spoglie sacre della prima Regina d'Italia, che amò intensamente il fascismo e dal fascismo fu intensamente riamata».
L'ultima Bonaparte. Divenuto re di Spagna Giusepp L'ultima Bonaparte.

Divenuto re di Spagna Giuseppe Bonaparte, Napoleone inviava sul trono di Napoli il cognato Gioacchino Murat, marito di sua sorella Carolina Bonaparte, destinata in caso di morte del marito, a salire sul trono.

Carolina vi giungeva il 25 settembre con i quattro figli accolta da grande ammirazione tributata alla sua bellezza, al contegno regale e alla consapevolezza che Murat diventava re grazie a lei che era sorella di Napoleone. Ella ripetutamente si adoperò per mediare nei conflitti tra l'irruento marito e l'autoritario fratello che sollecitava linee di condotta volte innanzitutto al rafforzamento del proprio potere. Portò a Napoli tutte le novità di Francia nella moda, nell'arte e negli arredi, improntate ormai al dominante stile impero.

Nel 1815, dopo la fuga di Napoleone dall'Elba, essendo Gioacchino impegnato nella guerra, tenne la reggenza con saggezza e autorità, provvedendo a sostenere l'esercito del marito che combatteva nelle Marche, rafforzando le difese interne.

Infine, già vinto e inseguito Gioacchino, caduta ogni speranza, dopo aver organizzato la partenza dei suoi figli, con grande fermezza si preoccupò di inviare truppe che agevolassero la ritirata del marito in Abruzzo. Egli fece una breve sortita a Napoli dove abbracciò per l'ultima volta la moglie dichiarando: «La fortuna ci ha tradito, tutto è perduto».

Rimasta nuovamente sola, a causa dei tumulti della plebaglia, fu costretta a chiedere la protezione degli inglesi su un loro vascello che rimase per alcuni giorni nel porto. Assistette suo malgrado alla festa del popolino che inneggiava al ritorno del Borbone e con delle barche si avvicinava alla nave per deriderla e ingiuriarla. Quando finalmente fu dato avvio alla partenza, raggiunse Gaeta, e di là, ripresi con sé i figli, continuò per Trieste. 

Murat nel tentativo disperato di riconquistare il regno, in ottobre sbarcava con trenta uomini a Pizzo Calabro, dove veniva catturato e fucilato.

Pietro Colletta, generale di Murat, nei suoi ricordi storici, pur imponendosi la più assoluta obiettività, non può fare a meno di parlare di Carolina con ammirazione e rispetto e di Gioacchino con apprezzamento del suo operato.
La prima e breve parentesi napoleonica. Il ristab La prima e breve parentesi napoleonica.

Il ristabilimento della monarchia sul trono di Napoli da parte di Ferdinando IV conseguente alla caduta della Repubblica non durò a lungo. 

Nel 1805 in seguito ad una seconda offensiva francese Ferdinando fuggiva nuovamente in Sicilia e Napoleone Bonaparte, ora imperatore, imponeva questa volta una nuova monarchia affidata a un membro della sua famiglia. Come era avvenuto sette anni prima, la conquista del regno di Napoli fu rapida: questa volta l'esercito francese, formato da quarantamila uomini al comando del generale André Masséna, era assai più agguerrito di quello dello Championnet. 

Il 15 febbraio 1806 faceva il suo ingresso in Napoli il fratello maggiore dell'imperatore, Giuseppe Bonaparte, nuovo re di Napoli. La moglie Julie Clary era da poco giunta a Napoli con i due figli senza grande pompa. 

Padrone di quasi tutta l'Italia, Napoleone aveva assegnato a suo fratello Giuseppe il regno borbonico, ma quando occupò anche la Spagna nel 1808 lo trasferì sul nuovo trono. Quando si seppe che la coppia era destinata alla corona di Spagna, fu organizzata una fastosa cerimonia di saluto per la regina e le furono resi grandi onori.

La Clary, di origini borghesi, figlia di un oscuro mercante di Marsiglia, diventata regina di Napoli prima e poi di Spagna.

«Dopo felicità breve cadde dal trono; ma serbandosi modesta e innocente» (Pietro Colletta)
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